Cari Soci,
come ogni anno, il periodo in cui mi trovo a scrivere questa lettera aperta, è per la Scuola un periodo di grande fermento, anche se silenzioso.
E’ il periodo dei programmi, dei progetti, dell’organizzazione dei Corsi per la stagione entrante, è il momento di fare il bilancio delle esperienze passate in modo da offrire ai soci delle sezioni di Valdagno, Arzignano e Recoaro un servizio sempre all’altezza delle aspettative.
Le persone che si rivolgono alle Scuole del CAI per approcciarsi alla Montagna, o per migliorare le loro competenze, sono sempre maggiori a prova del fatto che da un lato è fortemente sentita l’esigenza di frequentare l’ambiente alpino con consapevolezza e preparazione, e dall’altro è riconosciuto che le Scuole del CAI offrono un servizio che riesce a rispondere egregiamente a queste esigenze.
Tuttavia più passano gli anni, più mi rendo conto che la programmazione dei corsi, e dell’attività alpinistica in senso lato, è sempre più difficile e complicata.
E più passano gli anni, è più risulta evidente che questa difficoltà è fortemente dovuta alle conseguenze che i cambiamenti climatici in atto stanno avendo sull’ambiente alpino, e sulle modalità con cui lo stanno plasmando.
L’innalzamento della temperatura, il ritiro dei ghiacciai, i fenomeni atmosferici improvvisi con impatti devastanti, sono conseguenza di un cambiamento in atto che pare essere inarrestabile.
I cicli stagionali, ai quali eravamo abituati e ai quali eravamo soliti associare una specifica attività alpinistica con una specifica programmazione, purtroppo lasciano il posto oggi a stagioni indefinite associate ai fenomeni più disparati, nei momenti più disparati.
Ad inverni caldi, secchi e per nulla nevosi, seguono primavere piovose con copiose nevicate in quota, alle quali seguono immediatamente periodi caratterizzati da temperature estremamente elevate.
Tutto questo provoca un cambiamento dell’equilibrio dell’ambiente alpino che impone un ripensamento delle modalità e delle logiche della sua frequentazione, un aggiornamento dei gradi di difficoltà di certi itinerari e una riconsiderazione dei periodi in cui gli itinerari stessi possono presentare le condizioni giuste per essere frequentati.
Il tema è tanto vasto quanto complesso, ma ritengo sia un tema centrale oggi per chi , come la Scuola, fa formazione sulla frequentazione dell’ambiente alpino in sicurezza.
Mai come oggi, per frequentare l’ambiente alpino con accettabile margine di rischio, è assolutamente indispensabile entrare in perfetta sintonia con il suo delicato equilibrio e assecondare i suoi ormai irreversibili cambiamenti, rivedendo, a volte drasticamente, le tradizionali logiche e modalità di frequentazione, attingendo dall’esperienza vissuta la linfa per sviluppare un approccio nuovo e innovativo.
Questa è a mio avviso la sfida che ci attende per il futuro.
La Scuola è oggi, come sempre, con la propria preparazione e passione, un punto di riferimento per tutti gli attuali e futuri soci che desiderano approcciarsi o appronfondire la conoscenza dello straordinario mondo della Montagna.
Roberto Pana